un giovane uomo ritorna sulle orme del padre, del selvatico e delle culture tradizionali
Rocky Balboa
Un film inaspettatamente riflessivo e profondo.
Le tre cose rimastemi più impresse.
- La relazione padre figlio inizialmente distante che poi si rinsalda. Il momento di svolta è quando di fronte all'ennesima 'frigna' del figliolo trentenne, Rocky gli dice più o meno con forza paterna: " figlio mio, i problemi capitano nella vita, la vita è una cosa più grande di noi e quando decide di sganciare il suo gancio nulla possiamo fare, e cadiamo a terra, ma come uomini possiamo decidere di rialzarci, una, due, tre volte, questa è la cosa che può fare un uomo, decidere di rialzarsi, e continuare a vivere. "
- La sua nuova compagna (dopo la morte di Adriana), che rappresenta un tipo donna forse oggi raro, gentile, umile, presente, ma anche saggia e robusta di principi.
- Il vincitore morale: Rocky perde di poco, 2 a 1 ai punti, ma in quanto 65enne contro un trentenne pluricampione del mondo è un mezzo miracolo, la gente per questo decide di gridare all'unisono il suo nome.
Vincitore Morale, ricordo che da piccolo sentivo dire questa parola, oggi no, poi ci ho pensato è chiaro: oggi se non vinci tutto non sei nulla, vince solo chi fa cappotto, se sei secondo su trecento partecipanti sei un perdente, si forse sei stato il migliore per sportività, ma sei secondo ed i soldi se li becca il primo.
Ecco a me piacerebbe riscoprire questo termine, vincitore morale, quando un tempo anche con questo termine gli adulti insegnavano ai giovani che la vittoria terrena non era una cosa cosi' certa ed univoca, non era per sempre, ci insegnavano a non giocare ad essere Dio, mentre gli adulti di oggi vendono sugli scaffali i god-games (popolus, sims, ecc) e ci fanno bei soldi.