Donne forti, deboli con gli uomini forti


La donna forte, emancipata nel senso migliore del termine, che svolge un lavoro di successo, cerca un uomo forte, con una marcata identità maschile. Più la donna è forte, più grande è l'amore che avrebbe da offrire a un uomo. Ma guai a colui che risveglia in lei tale sentimento!

La base psicologica del ragionamento (come in "Diventa te stesso" di Claudio Risè) è prettamente junghiana. Spiega quindi i concetti ed i percorsi attraverso archetipi, immagini, fiabe. Sul retro del libro c'è scritto: '' "La tigre cerca il suo padrone, ma non sopporta che sia più forte di lei. Alla Ricerca di un domatore segue immediatamente la vendetta per essere stata sottomessa" ''

Ho scelto di intraprenderne la lettura per questa frase. Ho intuito una autentica '''autocritica femminile''' riscontrata poi effettivamente tra le pagine. Tale libro, secondo l'autrice, a parte essere un buono spunto agli uomini per comprendere meglio le problematiche moderne del femminile, è '''solo per donne forti''', degno punto di arrivo a mio avviso per un uomo che si ritenga anch'esso forte.

L'autrice spiega alle donne come sia possibile conservare la propria forza, per la quale hanno tanto combattuto, senza dover negare a se stesse '''il desiderio di dedizione e di protezione nei confronti degli uomini'''. Ossia come far diventare grande la bambina piccola che è in loro. Solo se questo processo di crescita riesce, anche le donne forti incontreranno uomini cui donare '''amore illimitato'''.


Prende distanze dunque dalla donna tradizionale '''casalinga e passiva''' la cui obbedienza è stata spesso una accettazione dell'incapacità di essere forte ed indipendente, una '''obbedienza-rinuncia''' sulla quale impostare poi la impenetrabile ed inaccessibile (per l'uomo) figura della vittima. Questo libro spiega come l'archetipo del femminile sia stato interpretato erroneamente dalla nostra cultura occidentale industriale che lo ha associato al valore di "debole donna casalinga".

Questo ha fatto si che la donna associando il binomio femminilità = casalinga si sia distaccata da una parte giustamente attraverso il femminismo anni'70 dal concetto di "donna spenta", ma ahimè anche da quello di "donna femminile". Il nuovo binomio è pertanto diventato donna "indipendente-maschile"


A pag.9 scrive: '' "eppure esse amano gli uomini, la loro voce profonda, il corpo muscoloso e l'odore che emana dalle ascelle, il petto villoso e le guance ruvide. Sentono tra le gambe il desiderio di quel qualcosa di tipicamente maschile, che vorrebbero accogliere e cingere, desidererebbero curare le ferite degli uomini, essere la loro patria e la loro sicurezza. E più una donna è forte, più grande è l'amore che è in grado di dare ad un uomo: ma guai a colui che saprà risvegliare in lei tali sentimenti! Egli ha addomesticato la tigre, e ora queste deve uccidere il suo domatore" ''

In realtà non è solo attraverso gli estremi che si può vivere un equilibrio stabile e gioioso. Jung ha ragione quando parla di Uomo e Anima e stabilisce la correttezza della presenza di una parte femminile all'interno dell'uomo. Credo sia importante quindi coltivare e sostenere tanto la propria mascolinità e virilità tanto quanto la propria sensibilità femminile, come plus aggiunto alla nostra personalità e come strumento di interpretazione/comprensione dell'altro sesso. La donna deve compiere lo stesso lavoro per arrivare allo stesso punto di equilibrio, gioia e saggezza. Altrimenti se l'uomo coltiva soltanto la mascolinità e se la donna coltiva soltanto la femminilità non scenderà mai l’amore sulla terra ad unire le persone in modo autentico e duraturo.